Il centro del mondo è in una mano.
Un tempo credevo che quella mano fosse di Marco. Nella felicità gliela stringevo delicatamente, nella tristezza e nel malessere mi ci aggrappavo con forza. La sua mano era il nucleo della mia vita. E lui ricambiava in modo meraviglioso.
Ora il centro del mio mondo è sempre una mano, ma la mia. Me ne sono resa conto oggi, mentre ordinavo un etto di prosciutto crudo, percependo il solito fastidio allo stomaco e la solita sudarella che danno il via all'attacco di panico. Ho capito che dovevo aggrapparmi a qualcosa, magari al carrello, a una semplice bottiglia di pomodori, al tubetto di maionese, invece ho preso la mia mano destra con quella sinistra e l'ho stretta forte, fortissima, fortissimissima. In un certo senso sdoppiata, con me che chiedevo conforto a me, è stata una strana contraddizione, un appoggiarsi con tutto il peso a una costruzione di Lego che il più delle volte crolla. Se non crolla, però, allora ogni costruzione di Lego potrebbe non rompersi e rialzarti.
E la mia non si è rotta.
Se non hai mai camminato mano nella mano con te stesso, dovresti provarci, almeno una volta: è una storia nuova, è un assoluto senso di solitudine gioioso, una forza libera che fa crescere una piantina di basilico anche in inverno, col ghiaccio sui vetri della macchina.
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3 commenti:
Grazie per quello che hai scritto, per come lo hai condiviso...
Vorrei imparare anche io a prendermi per mano.
Un abbraccio,
Laura
ti ci prendo anch'io per le mani...chiudi gli occhi e aggrappati...sono mani un po' dure, piccine, non belle, anche un po' rovinate e anzianotte....ma hanno molta forza per sorreggerti...
Per Laura: grazie a te. Si impara all'improvviso, come un colpo di coda che non ti aspetti. Te lo auguro, però ti auguro di trovare anche un'altra mano.
Per Chica: quando ti leggo (non sempre commento per senso di inadeguatezza)penso sempre che saresti stata una favolosa sorella per me. Non so se hai sorelle, ma se ne hai sono fortunate.
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