Ho preparato lo zaino, pronta per trascorrere tre giorni con i miei amici. Tappa sconosciuta: arriveremo fin dove ci andrà di andare. Poi a me sta bene tutto, basta stare con loro che mi fanno sentire protetta e serena. Spero solo di non farmi venire niente, tipo ansia, panico e cose simili, ma di solito con loro sono sempre tanto felice e poi c'è Alessio, il mio migliore amico, il mio salvatore, che mi fa da scudo per ogni cosa brutta che mi potrebbe capitare.
Buon lungo week end a tutti quelli che capiteranno qui e a quelli che mi leggono e mi lasciano sempre bei commenti, mando un grande sorriso pieno di gratitudine.
giovedì 30 aprile 2009
martedì 28 aprile 2009
Oggetti
Come dicevo sotto, per sentirmi protetta a casa mia, ho bisogno di oggetti, di riempire gli spazi vuoti, di creare punti di riferimento visivi.
Ho comprato una lampada dei desideri tutta colorata che ho messo nell'angolo tra divanetto e poltrona; poi ho preso dei sassolini tutti colorati che ho piazzato sotto la finestra della camera da letto, così quando il sole ci farà una capatina, i sassolini assorbiranno energia vitale (speriamo non mi arrivi qualche flesciata negli occhi!) e, infine, mi sono portata a casa altri 5 cuscini da salotto.
Ora ambisco a un tappeto, però costano, ma sono fiduciosa: magari arriva un venditore con la tunica e me ne regala uno. Nel frattempo ho preso dei tappetini per il bagno a 12 euro al discount. Spero di non tagliuzzarli come facevo a casa vecchia, quando ero incazzata e non potevo esternare.
P.S.: ho preso un distinto al pre esame di inglese. Per principianti, si intende.
Ho comprato una lampada dei desideri tutta colorata che ho messo nell'angolo tra divanetto e poltrona; poi ho preso dei sassolini tutti colorati che ho piazzato sotto la finestra della camera da letto, così quando il sole ci farà una capatina, i sassolini assorbiranno energia vitale (speriamo non mi arrivi qualche flesciata negli occhi!) e, infine, mi sono portata a casa altri 5 cuscini da salotto.
Ora ambisco a un tappeto, però costano, ma sono fiduciosa: magari arriva un venditore con la tunica e me ne regala uno. Nel frattempo ho preso dei tappetini per il bagno a 12 euro al discount. Spero di non tagliuzzarli come facevo a casa vecchia, quando ero incazzata e non potevo esternare.
P.S.: ho preso un distinto al pre esame di inglese. Per principianti, si intende.
lunedì 27 aprile 2009
Gioia!
Credevo che la tristezza fosse uno stato d'animo, invece è un trailer favoloso, una specie di anticipazione alla gioia.
Ieri ero così triste e oggi... Oddio, oggi sono gioiosa. Mi sembra che dentro la pioggia, dentro ogni sua gocciolina, ci sia il sole.
Ieri ero così triste e oggi... Oddio, oggi sono gioiosa. Mi sembra che dentro la pioggia, dentro ogni sua gocciolina, ci sia il sole.
mercoledì 22 aprile 2009
Sto di merda
Una delusione pazzesca! Da ieri 10gocce di lexotan al mattino e 10 alla sera, se voglio stare meglio. Io voglio stare meglio! Solo che avrei preferito un'aspirina al bisogno, una camomilla, una valeriana. Invece no, mi becco l'ansiolitico, il rilassante chimico, l'ammorbidente psichico. Una delusione pazzesca, ribadisco.
Credevo di avere un colpo di cervicale, invece era ansia, una sorta di attacco di panico languido, scivoloso, viscido, che si sofferma nella testa e se ne rimane lì, bello fermo.
Mi girava la testa, mi sentivo senza un buon equilibrio, avevo la sensazione di non riuscire a stare in piedi senza un appoggio. Ho fatto la visita dall'otorino, dal neurologo, un giro di analisi del sangue, pressione, elettrocardiogramma e il risultato è stato uno solo: ansia. Terapia: quella del neurologo zoloft più xanax, come mi aveva proposto il dott. Paolo tempo fa; quella del mio vecchio medico curante, che ha capito che, piuttosto che prendere l'antidepressivo, mi sarei mutilata la vita sociale, il lexotan.
Sinceramente ero certa che il mio malessere fosse qualcosa di lontanissimo dall'ansia, ma tant'è... Dalle prime 10 gocce ho iniziato a sentirmi meglio, però mi sento sconfitta. Sento un vuoto nella pancia quasi doloroso (e non è colite!), mi sento tornata bambina, bisognosa di punti di riferimento che non ho, se non i miei oggetti di casa ancora troppo nuovi da potermi dare un senso di pace casalinga.
L'appartamento è ancora impersonale per infondermi quel bisognoso bisogno di protezione. Mi sento in piazza anche a casa. Mi sento appesa come un paio di mutande su uno stendino da balcone, in balia del vento, della pioggia, del sole troppo caldo.
Non esagero se ti dico che sto di merda e spero di sentirmi così, solo perché sono una mutanda mal lavata.
Credevo di avere un colpo di cervicale, invece era ansia, una sorta di attacco di panico languido, scivoloso, viscido, che si sofferma nella testa e se ne rimane lì, bello fermo.
Mi girava la testa, mi sentivo senza un buon equilibrio, avevo la sensazione di non riuscire a stare in piedi senza un appoggio. Ho fatto la visita dall'otorino, dal neurologo, un giro di analisi del sangue, pressione, elettrocardiogramma e il risultato è stato uno solo: ansia. Terapia: quella del neurologo zoloft più xanax, come mi aveva proposto il dott. Paolo tempo fa; quella del mio vecchio medico curante, che ha capito che, piuttosto che prendere l'antidepressivo, mi sarei mutilata la vita sociale, il lexotan.
Sinceramente ero certa che il mio malessere fosse qualcosa di lontanissimo dall'ansia, ma tant'è... Dalle prime 10 gocce ho iniziato a sentirmi meglio, però mi sento sconfitta. Sento un vuoto nella pancia quasi doloroso (e non è colite!), mi sento tornata bambina, bisognosa di punti di riferimento che non ho, se non i miei oggetti di casa ancora troppo nuovi da potermi dare un senso di pace casalinga.
L'appartamento è ancora impersonale per infondermi quel bisognoso bisogno di protezione. Mi sento in piazza anche a casa. Mi sento appesa come un paio di mutande su uno stendino da balcone, in balia del vento, della pioggia, del sole troppo caldo.
Non esagero se ti dico che sto di merda e spero di sentirmi così, solo perché sono una mutanda mal lavata.
venerdì 17 aprile 2009
Tu dentro di me
Non comprerò mai più un libro pubblicizzato da Canale 5. Ho appena finito di leggere "Tu dentro di me" di Emilia Costantini. Mi ero lasciata attrarre, perché la presentazione scritta è di Dacia Maraini e perché, visto il tema, pensavo a un tocco più elegante, meno prevedibile verso l'inverosimile.
Beh, avrei fatto prima a comprarmi un Harmony.
giovedì 16 aprile 2009
Mania
A furia di leggere libri, prima o poi verrò fagocitata da uno di essi e da lì non ne uscirò mai più.
mercoledì 15 aprile 2009
Il riporto
Sento sempre una forma di dispiacere quando vedo qualcuno che cerca di nascondere un suo difetto fisico: è come se se ne vergognasse e la vergogna di sé o di una parte di sé fa male al cuore e alla testa. Ma mi dispiace ancora di più quando vedo qualcuno che, pur di coprirsi il difetto, si ridicolizza inconsapevolmente e fa, del suo difetto, non solo uno scempio, ma lo fa diventare un punto fermo di sorrisini un po' superficiali e crudeli.
Ero in banca a giocarmi l'ultimo prelevamento del mese. Al mio turno mi sono trovata di fronte a un uomo sui 30 anni con un riporto mostruoso, che partiva da dietro la nuca fino ad arrivare alla fronte stile frangetta. Il tutto condito da 500 grammi di gel. L'istinto animale e crudele mi ha fatto nascere un sorrisino maligno, poi l'ho guardato dritto negli occhi, due occhi azzurri come il mare che più mare non si può, e mi sono intristita.
Ho pensato che nessuno lo ama o gli vuole bene, perché se ce ne fosse qualcuno, uno soltanto, gli direbbe di togliersi quel mausoleo di gel e di riporto.
Però, dopo tutti questi pensieri veloci, in una sorta di ubriacatura mentale, ho fatto la cazzata dell'anno. Avanti ai suoi occhi ho firmato la ricevuta del prelevamento e, mentre contava i soldi, ho preso un bigliettino bianco e ci ho scritto su: "saresti carino con la testa libera".
Poi, un po' codarda e sconvolta dal gesto, sono scappata via.
Ora sono qui presa dai sensi di colpa.
Ero in banca a giocarmi l'ultimo prelevamento del mese. Al mio turno mi sono trovata di fronte a un uomo sui 30 anni con un riporto mostruoso, che partiva da dietro la nuca fino ad arrivare alla fronte stile frangetta. Il tutto condito da 500 grammi di gel. L'istinto animale e crudele mi ha fatto nascere un sorrisino maligno, poi l'ho guardato dritto negli occhi, due occhi azzurri come il mare che più mare non si può, e mi sono intristita.
Ho pensato che nessuno lo ama o gli vuole bene, perché se ce ne fosse qualcuno, uno soltanto, gli direbbe di togliersi quel mausoleo di gel e di riporto.
Però, dopo tutti questi pensieri veloci, in una sorta di ubriacatura mentale, ho fatto la cazzata dell'anno. Avanti ai suoi occhi ho firmato la ricevuta del prelevamento e, mentre contava i soldi, ho preso un bigliettino bianco e ci ho scritto su: "saresti carino con la testa libera".
Poi, un po' codarda e sconvolta dal gesto, sono scappata via.
Ora sono qui presa dai sensi di colpa.
sabato 11 aprile 2009
Mamma, perché?
Mentre si svolgeva il funerale delle povere vittime dell'Abruzzo ho avuto un pensiero molto ingenuo, un po' da bambina. L'ho represso, però se avessi avuto 10 anni, e fossi stata con mia madre a guardare quel tristissimo evento le avrei rivolto un sacco di perché:
"Mamma, perchè non è il Papa a celebrare i funerali delle vittime?"
"Mamma, perché il Papa non è andato di persona a portare sollievo alla gente disperata il giorno dopo, togliendosi la sua tunica altezzosa e mettendosi un paio di pantaloni e una maglietta, come avrebbe fatto Gesù?"
"Mamma, perché quando vedo e sento il Papa, mi viene sempre un brivido di freddo?"
"Mamma, perchè non è il Papa a celebrare i funerali delle vittime?"
"Mamma, perché il Papa non è andato di persona a portare sollievo alla gente disperata il giorno dopo, togliendosi la sua tunica altezzosa e mettendosi un paio di pantaloni e una maglietta, come avrebbe fatto Gesù?"
"Mamma, perché quando vedo e sento il Papa, mi viene sempre un brivido di freddo?"
martedì 7 aprile 2009
Ravioli nel gelato
Ero al ristorante-pizzeria-bar con la mia collega Benedetta. C'eravamo messe all'aperto, pronte a farci baciare dal sole. Io m'ero presa una bella insalata mista con una bistecchina, lei un risotto agli asparagi. Poi è arrivato un signore sui 50 anni con compagna, s'è seduto vicino a noi, a due passi netti, e ha ordinato un piatto di ravioli, mentre la moglie un gelato alla vaniglia, cioccolato e tanta panna.
Lui era proprio un fisico da raviolo: un po' dalle tinte/gusti forti, con un maglione aderente che accentuava i contorni della sua pancia tonda e un pantalone un po' sciatto che cadeva su due scarpe a mocassino. Non ho voluto guardare i calzini, per il terrore di intravedere quelli da tennis e quindi non so cosa avesse tra mocassini e pantalone. L'ignoranza, a volte, aiuta la fantasia, così l'ho pensato coi calzini lunghi a cuoricini rossi e pulsanti (sì, la fantasia porta le gif animate anche sui calzini del prossimo).
Lei era un fisico da gelato alla vaniglia, cioccolato e panna: giunonica, colorata, dolce, con un rossetto e uno smalto alle unghie belli rossi, coi ricci biondi e con un davanzale da geranio.
Tutto questo l'ho notato con una guardata veloce e mi incuriosisco sempre quando mi rendo conto di come si fermino nella mente tanti particolari nel giro di un paio di secondi.
Però il vero, stratosferico, irrinunciabile, metafisico particolare stava per arrivare.
Stavo dicendo a Benedetta che a Pasqua non sarei andata dai miei genitori, ma dai miei amici, quando ho visto lui, l'uomo raviolo, prendere appunto un raviolo fumante e intingerlo nel gelato della donna vaniglia al cioccolato per poi ficcarselo in bocca con un verso gaudente, tipo "uuuuuuhhhhmmmm".
Il gesto l'ha ripetuto tre volte: uno, due e tre. Tre ravioli ficcati nella vaniglia e ummeggiati tra palato e lingua. Uno schifo. E' come abbinare la fragola col parmigiano, lo zucchero con la carne, un'arancia col pane, il cioccolato con la mozzarella o con l'insalata.
Ho lavorato, poi, per il tempo che mi rimaneva con quell' "uuuuuuuuhhhmmmmm" nelle orecchie e ancora non mi si è tolto del tutto.
Lui era proprio un fisico da raviolo: un po' dalle tinte/gusti forti, con un maglione aderente che accentuava i contorni della sua pancia tonda e un pantalone un po' sciatto che cadeva su due scarpe a mocassino. Non ho voluto guardare i calzini, per il terrore di intravedere quelli da tennis e quindi non so cosa avesse tra mocassini e pantalone. L'ignoranza, a volte, aiuta la fantasia, così l'ho pensato coi calzini lunghi a cuoricini rossi e pulsanti (sì, la fantasia porta le gif animate anche sui calzini del prossimo).
Lei era un fisico da gelato alla vaniglia, cioccolato e panna: giunonica, colorata, dolce, con un rossetto e uno smalto alle unghie belli rossi, coi ricci biondi e con un davanzale da geranio.
Tutto questo l'ho notato con una guardata veloce e mi incuriosisco sempre quando mi rendo conto di come si fermino nella mente tanti particolari nel giro di un paio di secondi.
Però il vero, stratosferico, irrinunciabile, metafisico particolare stava per arrivare.
Stavo dicendo a Benedetta che a Pasqua non sarei andata dai miei genitori, ma dai miei amici, quando ho visto lui, l'uomo raviolo, prendere appunto un raviolo fumante e intingerlo nel gelato della donna vaniglia al cioccolato per poi ficcarselo in bocca con un verso gaudente, tipo "uuuuuuhhhhmmmm".
Il gesto l'ha ripetuto tre volte: uno, due e tre. Tre ravioli ficcati nella vaniglia e ummeggiati tra palato e lingua. Uno schifo. E' come abbinare la fragola col parmigiano, lo zucchero con la carne, un'arancia col pane, il cioccolato con la mozzarella o con l'insalata.
Ho lavorato, poi, per il tempo che mi rimaneva con quell' "uuuuuuuuhhhmmmmm" nelle orecchie e ancora non mi si è tolto del tutto.
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