giovedì 30 luglio 2009

Solo grazie a me stessa

Quando una persona diventa dolce, quando, all'improvviso, ti appare come l'avresti sempre voluta, potrebbe essere una fregatura, perciò alta la guardia, sempre. Non abbassare mai lo sguardo e non distrarsi mai.
L'altro giorno pensavo fosse venuta a trovarmi la signora di sotto, quella che, amorevolissima, mi porta sempre due fette di torta, e, invece, mi sono trovata faccia a faccia con Marco. Ha osato e io, nel vederlo con tutta la sua altezza a due cm da me, ho avuto una fifa nera. In ordine di apparizione ho pensato:
1. ora mi sgozza senza pietà.
2. mi distrugge le poche cosa che ho in casa.
3. si mette a urlare come un pazzo.
4. mi picchia.
Calma. Calma. Ho deglutito il nocciolo della paura, ho guardato dove fossero il mio cellulare e il vaso pesante della saletta, in caso di bisogno, l'ho guardato dritto negli occhi e ho detto c-i-a-o.
Ha detto "Ciao" anche Tina, saltandogli ai piedi scodinzolando come una pazza. Per poco non lo lecca da testa a piedi. Lì ho sentito un po' di calma coprirmi le spalle: i cani sentono se c'è rabbia, no?
Per non allungare il brodo, Marco è venuto a dirmi che ha deciso di non portare avanti la separazione per colpa, che metà della casa sarà mia, che mi risarcirà della Cinquecento e che, se accetterò, mi aiuterà a trovare un lavoro più retribuito.
Bene. Evviva. Invece no. Non ci sto, perché detta e fatta come dice lui, sembra una sua concessione e, invece, è tutto un mio diritto e lo voglio come tale. Non ho alcuna intenzione di dirgli "Grazie!". Nemmeno per sogno. Mi conquisterò tutto a modo mio, senza riconoscenza futura, senza alcun senso di debito. Voglio essere riconoscente solo a me stessa, capito?

lunedì 27 luglio 2009

Post scriptum

Ho scoperto che la mente va allenata come un muscolo: se vuoi scalare una montagna, prima devi imparare a scalare un piccolo dosso. Quello che mi dispiace è che sto imparando queste cose da sola.

Tu che mi diresti?

Vorrei parlare del suicidio, però ti voglio rassicurare: non mi voglio ammazzare.


Ecco la prima cosa da fare, se si vuole usare la parola "suicidio": giustificarsi, rassicurare, tranquillizzare, mettere le mani avanti. In pratica il suicidio -sempre se ne vuoi parlare con calma- deve essere accompagnato da almeno 3 verbi rassicuranti. E' ancora un tabù molto profondo, è il peccato dei peccati, è l'emblema della codardia, è la molla della rabbia.


Perché vedi, se io, adesso, ti dicessi che mi voglio suicidare o se lo dicessi a tutti, so già cosa mi diresti o mi direbbero: potrei scriverti ogni singola frase. Infatti sembra esserci il frasario del contro-suicidio.

Le risposte rabbiose verso chi dice di volersi suicidare:

-chi vuole suicidarsi lo fa e basta! Non lo dice.

- ma non dire puttanate, tanto nessuno ti crede.

- sei una merda, pensa a chi deve morire e non vuole morire.

- fai schifo.

Le risposte buoniste:

- ma no, non devi, la vita è bella.

- pensa al dolore che daresti ai tuoi familiari.

- la vita è un dono, non sprecarla così.

- vedrai che starai meglio , vedrai che sarai felice.



Quindi se io decidessi di suicidarmi e di confidarmi, mi troverei ad affrontare persone che sputano frasi del genere, le quali sono, praticamente, un incentivo a farlo prima. Solo con un colpo di sfacciata fortuna incontrerei la persona giusta al momento giusto.

Un ragazzo di 25 anni, che conoscevo un po', perché da ragazzi ci trovavamo "sulla stessa spiaggia e nello stesso mare", si è suicidato. Ho saputo che si era sfogato su un forum e le risposte sono state terribili, ciniche e crudeli, perché chi si alimenta di idee suicide sembra non avere diritti, nemmeno quello base: di una parola tenera e sentita.
Se aspiri al suicidio, caro mio, diventi automaticamente merda per la maggior parte delle persone.
Vorrei capire perché!?
Se io ti dicessi "Voglio suicidarmi!", tu, che passi di qui, che mi diresti?

venerdì 17 luglio 2009

Ho conosciuto l'uomo tartaruga

Ho conosciuto l'uomo-tartaruga. Se ho capito bene dovrebbe essere il cugino dell'amica dell'amico di una mia amica. Si chiama M. come mammamia, è alto e ha una scultura di addominali da spavento. Nella mia ingenuità, credevo che certe alte definizioni muscolari nascessero dalla bacchetta magica di photoshop, invece...
A occhio nudo, 'sto qua, la fa in barba ai meglio modelli da rivista: ha otto cuscinetti squadrati e perfetti e mettici anche due pettorali così gonfi e tirati da creare una forza di gravità inverosimile contro i capezzoli.
Me lo sono visto in frontale col costume e, mentre i miei occhi cadevano e rimbalzavano sugli otto cuscinetti, ho avuto la percezione di essere nel mondo dei tronisti, dei modelli, dei palestrati a tutti i costi, dei super-mega-stra-ultra-fighi.
Non avevo mai visto un uomo tartaruga dal vivo, prima.
E' stato come vedere un gomitolo di nirvana.
Come fare a non avere l'istinto primario e indiscutibile di toccarlo con l'indice della mano destra?
Non si può -e non si deve- non poter avere la possibilità di (non) cadere in tentazione.
Ogni lasciata è persa.
Carpe diem.
Tocca Ninja.
Zac.
Ho puntato l'indice destro e ho tastato un quadrante muscoloso.
Non mi crederai, ma per poco il mio indice non rimaneva incastrato-sgretolato nella fossa del muscolo. Mi ha fatto impressione: sembrava di pigiare contro la gomma di un materassino da spiaggia.
Non ce l'ho fatta e gli ho chiesto: "Ma sono veri o sono dello stesso materiale delle tette di quella del Grande fratello?".
Lui: "Verissimi e genuini!"
Ecco, il termine genuino se lo sarebbe potuto risparmiare, ma che vuoi pretendere da uno così gonfio barra tronfio?

giovedì 16 luglio 2009

Mi puoi far capire come mai...

il mio blogroll sparisce e ricompare a suo piacimento senza che io tocchi niente?

lunedì 13 luglio 2009

Folgorazione

Oggi compio 30 anni.
Ieri, mentre ne avevo ancora 29, ho avuto una folgorazione. Mi è balenata l'idea di essere figlia di una relazione extraconiugale di mio padre.
La folgorazione ha iniziato a prendere vita ieri, durante un bel pranzo familiare tra me, mamma, papà e fratello. Con me c'era anche Tina e non è un particolare da poco.
Stavo mangiando una polpettina col sugo, ho tolto un pezzetto per darlo a Tina. Il gesto ha scatenato una reazione esagerata di mia madre che, agitando la forchetta, mi ha detto, in ordine crescente:
A) "Povero cane, nelle tue mani..."
B) "Ma non vorrai farmi credere che hai preso il cane per un gesto d'amore, vero?"
C) "Ammetti che lo hai preso per egoismo!"
D) " Non te ne è mai fregato niente di nessuno, vuoi che te ne freghi di un cane?"
Non ho reagito, pur sentendo borbottare il pentolone della rabbia.
Me ne sono stata zitta, arrivando addirittura ad annuire, perché mia madre ha ancora qualche problema di aritmia.
Ho preso la mazzata tra i denti, ho visto il sorriso dolce e protettivo di mio fratello e ho continuato la domenica così.
Così.
Come una bestia presa a cinghiate.
E mentre sentivo, dentro il cuore, il bruciore dei segni della cinghia, la folgorazione è scattata in avanti, con un balzo pazzesco, come un saltatore di ostacoli e, nel giro di una decina di secondi, mentre spremevo il limone nell'acqua, ha preso una forma perfetta che s'è fatta pensiero.
Il pensiero: io non sono figlia di mia madre, però ho dei tratti di mio padre, quindi sono il frutto di una relazione extraconiugale di mio padre.
Tu penserai: "Questa è scema!" oppure "Questa è paranoica!".
Ok, ci sto, però fammi fare una serie di ragionamenti.
La fisicità: io sono bassina. I miei genitori sono alti, mio fratello è alto. Ho nonni alti. Io ho i capelli castano scuro, i miei sono castano chiaro o giù di lì. Di mia madre non ho preso niente, proprio niente.
L'affettività: mia madre è sempre stata astiosa nei miei confronti. Non la ricordo mai materna con me. Con mio fratello, invece, è sempre stata di una dolcezza disarmante. Non mi ha mai fatto mancare niente -sia chiaro!- , però quello sguardo pieno di amore, quel tocco di mano sul viso di mio fratello, su di me io non lo ricordo mai. Potrei scriverne di cose, di momenti, di situazioni anaffettive ai limiti, ma non mi va. Non ho voglia di sentire il verme del rancore smerdarmi lo stomaco.

Tutto qui.
Oggi ho trent'anni e mi sento un po' senza famiglia, in mezzo a un campo di grano in pieno temporale. Non ho paura, sai? Mi girano solo un po' le balle che, però, dovrebbero rallentare l'effetto centrifuga entro breve. Amici a cena per festeggiare. Chiederò ad Alessio di farmi un po' da mamma, stasera.

giovedì 9 luglio 2009

Baciata da Dio

Alle 5, poco fa, insonne e agitata, sono scesa giù, insieme a Tina, a guardare la strada. Un po' di fifa l'avevo. "Oddio, magari incontro un disgraziato che mi dà una mazzata in testa" mi dicevo, scendendo le scale. Invece no, è stato bellissimo.

Lontano,
verso il chilometro dello sguardo,
ho visto i ricci del sole spuntare.
Sembravano Dio.
Ho detto al mio cane di guardare là,
dove la luce si appende al cielo,
scavalcando l'orizzonte.
Abbiamo visto insieme
il fiorire della serenità,
mentre tutti i colori
se ne balzavano in giro,
come se dio Sole ci elemosinasse,
dall'alto della sua torre,
lanciandoci tanti luccichini
e dando un' eco strana ai rumori:
al risveglio del calabrone,
(forse anche al rutto di un ratto. Forse!)
al signore che cammina veloce,
a una tapparella che si alza di botto,
all'auto che parte,
ai nostri respiri.
Sono stata baciata da Dio,
ma se anche fosse stato solo il sole,
sono stata baciata comunque.

martedì 7 luglio 2009

Vado avanti senza sbobba, come sempre.

Grazie all'amico di un amico, ho contattato la dott.ssa Di, una psicologa che sembra scatenarsi contro gli attacchi di panico altrui, riducendoli come stracci. Eh, magari.
Dico io: "Magari!".
Che darei per togliere la polvere o per pulire il cesso di casa mia con un mio ex attacco di panico.
Sì, che darei.
Che darei?
Forse niente: è un modo di dire stupido. Non darei, però la soddisfazione sarebbe così forte da poter dare qualcosa, alla fine, a traguardo raggiunto.
Appuntamento a settembre. Quanto mi sembra lontano l'autunno...
Due mesi ancora a destreggiarmi, come uno spaventapasseri, tra corvi, piccioni cagherecci, gazze ladre e uccellini vari. Sarà dura, ma, in fondo, se ci pensi, le cose molli sono sbobba e a me sembra che la sbobba non sia mai entrata a far parte della mia vita.

venerdì 3 luglio 2009

Su e giù

La felicità è una cosa facile-facile. Non credo più a chi dice che essa è una cosa difficile, quasi impossibile. No, è facile! Basta una telefonata, una conferma ed eccola, pimpante e luccicante, tra testa e pancia.
Pure la tristezza è di una facilità sconcertante. Idem per la rabbia.
Però, chissà come mai, si tende a ritenere difficile solo la felicità.
Per quello che riguarda me, in questo periodo, sono su una bella altalena: su verso le vette di Felicità e poi giù, verso l'addome di Tristezza. Poi di nuovo su e via così.
E' faticoso, però mi sto divertendo tantissimo.

P.S.: Teresina, oramai diventata Tina, ha morso Lorenzo.
Domenica torna mio fratello.
Non connetto dalla felicità.

mercoledì 1 luglio 2009

In groppa al bisonte ho raccolto i miei quattro stracci

Quando vai a riprenderti le cose dopo tanto tempo, è come se andassi a prenderti le cose di un altro. Praticamente vai ad acchiapparti i ricordi di un passato che è a distanza illimitata dal presente.

Il presente, sia chiaro, per me è una fottuta e inutile cosa, una specie di bisonte che se la dorme beato e con la pancia piena, in attesa che futuro e passato se la spassino tra di loro.

Ecco, entrando in quella casa, ho avuto la percezione incessante e ingorda, d’essere in groppa al bisonte a combattere due venti feroci: passato e futuro.

Sentivo l’ugola gonfiarsi, diventare una palla da tennis. Hai mai avuto la sensazione di avere una palla da tennis in gola, incastrata? Così bene incastrata da diventare un puzzle perfetto, ma soffocante, insieme alle tue tonsille?

Il respiro è sempre un optional, in quei momenti. Hai voglia di inspirare ed espirare, hai voglia di deglutire, tentare uno sputo irrazionale dentro un fazzolettino di carta. Hai voglia. Le narici si gonfiano, la bocca si apre, il torace si espande, lo stomaco si chiude e non so per quale motivo ti si bagnano le mutandine. Di piscio? No, di voglia. E’ un balzo di vita, è l’àncora di salvezza mentre pensi di perdere i sensi e il senno da un momento all’altro.

Mi sono ripresa, non avevo scelta: queste cose vanno fatte velocemente, per non pensare, per dare poca capacità recettiva alla mente. Ho raccolto le poche cose che mi ha lasciato: i libri me li ha gettati via tutti; Rebecca, la gatta, è sparita, colori e pennelli andati via, in qualche pattumiera con sacchetto nero, braccialetti, orecchini e anelli pure.

Camera da letto chiusa a chiave, blindata, inaccessibile.

Sorella fuori dalla porta in attesa che io finissi tutto.

Dov’è Rebecca?

E’ uscita un giorno e non è più tornata.

“Come te!” ha tenuto a dirmi e, così, ho capito che Rebecca c’è, ma me l’ha nascosta per vociferarmi quella battuta che si portava nello stomaco da chissà quanto tempo.

Perché la cattiva sono io.

Tempo impiegato: 14 minuti.

Biglietto di Marco non letto, ma stracciato.

Ora ho qualche vestito in più da mettermi.

Un incrocio per me, grazie

Ciao,
se passi da queste parti, incrocia qualcosa per me. Oggi, dopo mesi, torno nella mia ex casa dell'ex felicità a prendermi le cose che avevo lasciato lì. Ho deciso di andarci da sola, senza accompagnatore di sostegno e, soprattutto pulita, senza ansiolitico in corpo. Sarà dura ed emozionante e non so come uscirò da quella porta.
Perciò, se non hai niente da fare, se t'annoi, lanciami un pensiero positivo, dai.
Anzi no.
Il "dai" toglilo, ché fa troppo mignottone in panne.
Perciò, se non hai niente da fare, se t'annoi, lanciami un pensiero positivo.