Vedo infermiere e medici aggirarsi per le strade con siringhe aguzze urlando: “Vaccinatevi!”.
Vaccinatevi! Vaccinatevi e vaccinatevi. Cammino coi vestiti anti ago e col casco, perché non sia mai che, nel vedermi tutta imbacuccata, con un salto a giravolta, mi buchino il cranio e mi iniettino il liquido maledetto.
Perché io, belli cari, il vaccino non lo faccio!
Di influenza mi ci voglio ammalare. La amo. Non so perché, ma accolgo l'influenza con una certa contentezza. Fin da piccola è stato così, forse perché in quei momenti di febbre, di colate di naso e di mal d'ossa mi sentivo scaldata, nutrita e coccolata da nonna che mi leggeva qualche pagina di qualche libro e mi portava da mangiare a letto.
Influenza è bello.
Ma vuoi mettere il naso tutto rosso, gli occhi piagnucolenti, la camminata un po' oscillante, i capelli che lottano contro la gravità e il plaid sulle spalle con botulino, trucchi a maschera e vestitini rachitici?
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