martedì 27 ottobre 2009

Ryuichi Sakamoto / Acceptance-End Credits



L'ascolto e piango di bellezza. Mi scendono le lacrime in una composizione carezzevole, mi giungono tra le labbra e m'entrano dentro, fin giù nell'anima profonda. Sembra essere appena nata una breccia tra me e la bellezza della vita.
In quest'attimo, mentre la melodia va a scemare delicatamente, credo in Dio.

mercoledì 21 ottobre 2009

Sono la nuora di mia madre

Ieri ho avuto un'altra crisi, iniziata sempre al supermercato e scoppiata a bomba appena arrivata a casa. Ho detto: "Calma, calma, devi bucarti il dito e fare le analisi!". Ma sai quant'è difficile bucarsi? Non te lo puoi proprio immaginare. Sono riuscita a perforarmi dopo una decina di tentativi in cui ho dato scena alle più ampie espressioni di panico. Credo d'aver anche fatto "Grrrrrrrrrrrrrr" come un cane pronto a mordere qualcuno e -sarò esagerata!- devo aver anche rizzato il pelo. Quale? E non te lo dico! Anzi sì: quello della frangetta.
Nessuna crisi di calo di glucosio o, come dice il mio medico, di ipoglicemia. E questa è fatta. Ora lui vuole togliersi un altro piccolo dubbietto, giusto per avere la certezza della diagnosi ansiogena: farò i test della tiroide e, se anche quelli andranno bene, verrò timbrata su zona frontale con il vocabolo "ANSIA".
Nel frattempo la dottoressa Di mi sta insegnando a controllare il respiro e i pensieri truci che mi girano in testa nei momenti di panico. Abbiamo parlato di Marco e di mia madre e non ho ancora capito come mai io abbia abbinato con tanta spontaneità Marco e mamma e non papà e mamma. Sta' a vedere che nel mio strano inconscio li vedo complici contro di me?! Paranoica che non sono altro!! In realtà mi porto dietro la convinzione che Marco, per mia madre, sia il figlio che doveva nascere al posto mio.
Io sono la nuora di mia madre.

mercoledì 14 ottobre 2009

Me contro me

Mi è capitata una cosa strana che non mi era maimaimai capitata prima. E' stato un avvenimento fisico confuso, come una baraonda mi ha presa e lasciata nel giro di 30 minuti. Ho avuto paura, sai? Non capivo cosa mi stesse capitando, non controllavo ciò che volevo fare, era come se il corpo mi guidasse estraniando la testa che poteva solo guardare, registrare, memorizzare.

Ora ti racconto, però aiutami a capire, per favore. Cercherò di raccontare al meglio, promesso, e te lo racconto al presente, come se stesse succedendo ora. Ok?

Ore 13.30: decido di andare a fare la spesa. Penso: "Se vado ora becco meno gente e mi sbrigo!" . Entro alla Conad serena e compro: penne e spaghetti, pane, latte, uova, insalata, 1 etto di prosciutto cotto, 3 yogurt alla fragola, 1 petto di pollo, gelato, acqua e vado alla cassa, veloce. Metto tutto su, ficco in busta e pago. Tra il ficcare in busta e il pagare inizio ad avvertire un fastidio allo stomaco, un misto tra borbottio e bruciore. Vado in macchina e sento la testa che gira un po': non è debolezza, bensì senso di instabilità. Metto la retromarcia e sento la mano tremare. La alzo, la guardo e vedo la punta delle dita muoversi.
"Ohoh" penso.
Corro verso casa, faccio le scale, poggio la busta sul tavolo della cucina e inizia la confusione.
Il senso di instabilità-confusione aumenta, lo stomaco brucia, borbotta. Senza potermi fermare, vengo presa da fortissima iperattività: apro il frigo e mangio formaggio, pane vecchio, un pezzettino di salame, una fetta di pizza, poi passo ai ringo, in preda a una strana istintualità.
Do da mangiare a Teresina, poi mangio altro pane secco. Provo a fermarmi, a sedermi, ma è una tragedia: se mi fermo, mi sento male, sento di svenire. Allora cammino e ricammino sui miei 40 mq.
Tremante cerco di prendere 15 gocce di lexotan e vado in crisi, perché le gocce scendono piano, troppo lentmente e la lentezza di quel momento mi fa stare troppo male. Colpisco il culo della boccetta con violenza isterica e le gocce scendono due a due. Alla fine ne prendo 30, ma chi se ne frega, tanto non capisco più niente.
La salvezza arriva col primo sbadiglio. Al quinto inizio a sentirmi meglio ma assonnata. Mi addormento sul divano e mi sveglio alle 3 fresca come una rosa.

Fine

lunedì 12 ottobre 2009

Pose plastiche

Ieri ho visto due plastici di donna: Patty Pravo e Valeria Marini. La seconda intervistava la prima. Al terzo minuto ho spento, perché, in ordine di apparizione:
A) la vista delle due mi ha fatto impressione: due mummie sono decisamente più belle da vedere. B) Patty parlava in modo strano, come quando sei ubriaco e non riesci a scandire le lettere.
C) la Pravo ha detto che ama i clochard e che le piacerebbe, in caso di dissesto finanziaro, diventare una di loro. La vorrei proprio vedere, tra i cartoni, il freddo e la fame, mantenere salda la plastilina e i punti di sutura da migliaia di euro che ha sulla faccia.

mercoledì 7 ottobre 2009

P.S.

Pensavo di non averne più bisogno e invece -puff- m'è tornata la necessità della borsa dell'acqua calda. Questa volta ne ho comprata una con le orsette cuoche.

Ordinatamente morto

Ieri, tornando a casa, ho visto un uomo a terra con delle persone intorno e un'ambulanza accanto. Ho sentito "Morto!" e non ho capito più niente. Non è morto, non si può essere morti in quella posizione: con le ginocchia piegate e unite in su e le braccia ordinate. Quando si muore per strada, in un colpo, si rimane in disordine, invece lui, lo sconosciuto, era come un cuscino appena lavato e foderato. Macché morto. Dorme e sogna.
Invece era proprio morto.
Si muore così? Andando a comprare il pane o portando il cane a passeggio? Si muore in modo così ordinato, senza un lamento o un tonfo secco, senza avvisare? Potrei provarmi un pantalone al negozio di Lea e morire nel suo spogliatoio così, all'improvviso, con i pantaloni nuovi addosso? Si può morire così?
Inutile dirti che scoprire con occhi miei questa verità mi sta uccidendo. Il viso morto dello sconosciuto è dentro la mia testa e vorrei cacciarlo via, ma un morto, probabilmente, sta dove vuole stare.