lunedì 29 giugno 2009

Necessito di atti liberatori

Quando non hai esperienze che ti sei ben palpato in ogni angolo, meglio avvicinarti al nuovo con un un piede bagnato dentro un litro di cautela. Tutto il resto lascialo pure andare avanti.

Poco fa ero al bancomat. Ho inserito la tessera, ho digitato il codice e sai che ho pensato? Che se mi fosse venuto un malore, non sarei potuta scappare, perché altrimenti (e che altrimenti!) avrei lasciato la mia tessera inserita, pronta all'uso. Realizzata la mia impossibilità di fuga, è stata l'apoteosi della tremarella.
Quindi -stupidina da strapazzo- ho realizzato che i miei appanicamenti nascono in tutte quelle occasioni che non posso tornare indietro, quando mi va. Mi basta un nanosecondo "d'obbligo di stasi" (da leggere tutto d'un fiato: obbligodistasi) e sono nella merda. Trenta secondi di impossibilità di gestione della mia vita e cado in un bel frullatore.
Frulla che ti rifrulla, sono schiava di necessità liberatorie.

mercoledì 24 giugno 2009

Ricaduta plateale

Nell'ordine d'azione:
- mi sono mangiata le unghie
- ho tagliuzzato il tappetino da dicount del bagno
- ho rotto un bicchiere nutella
- ho sfrangiato la tovaglietta con le mucche con una pazienza assurda, cucitura su cucitura
- ho ciucciato e masticato per mezz'ora l'angolo del lenzuolo, fino a farmi venire i crampi alle mandibole.

Non so, dimmi tu.

martedì 23 giugno 2009

Secondo metodo di bacio. Alla scoperta del respiro corto

Io e Lorenzo, il mio compagno di corso, ci siamo baciati.
Questa è una tragedia.
Ho avuto solo Marco, ho baciato solo Marco, ho fatto l'amore solo con Marco in tutta la mia vita e adesso ho baciato Lorenzo.
Non so come dire, ma Lorenzo bacia strano, in un modo che, dopo, mi tocca prendere fiato e non so se sia bello o brutto.

lunedì 15 giugno 2009

Voglio un balcone

Sto per soffocare. Ho una percezione errata delle dimensioni della scatola in cui vivo. Stasera mi sembra più piccola. Le finestre sono inesistenti, le pareti mi camminano contro, pronte a schiacciarmi e io respiro con un unico e necessario desiderio: un balcone, anche piccolo.
Un'estate qui dentro mi farà impazzire, mi toglierà l'impulso vitale, mi gambizzerà.
Se non avessi paura di qualche sgozzatore occasionale, comprerei una tenda e me ne andrei a vivere nel parchetto vicino casa.
Se anche volessi, in un momento di apnea da "casa chiusa", non potrei nemmeno buttarmi di sotto. Me ne devo stare qui a boccheggiare come un pesciolino rosso con l'acqua evaporata.
Se trapasso, ricordati di me come "quella che non aveva un balcone per salvarsi".

Veleno e calma

Acida quanto basta.
Antipatica pure.
Sono due giorni che tratto in un modo strano le persone che mi vengono a tiro: sento il bisogno di colpirle con sguardo e parole.
Ti faccio l'esempio più brutto:
la mia collega, quella che aspetta un bambino, è ingrassata un bel po' questo mese. Oggi si massaggiava la pancia con un'ostentazione fastidiosa. "Hai mal di pancia, per caso?" le ho chiesto. "Ma no, è che sono così fiera della mia pancia che cresce a vista d'occhio!" mi ha risposto.
Acida come un rimasuglio di ricotta, le ho sparato un "Ne sarai fiera anche quando ti riempirai di smagliature, visto che ti stai allargando tanto?".
Lei, poverina, è rimasta senza parole. Io anche, a dire il vero. Certe botte di cervello non mi erano capitate mai, ma non mi controllo, sento la necessità di sputare veleno. Quel senso di colpa strano, dopo l'atto acido-antipatico, mi fa bene. Non so come spiegartelo, ma mi assale una malinconia viscida ma rinvigorente che mi rilassa testa-cuore-respiro.

giovedì 11 giugno 2009

Io sono, quindi mi esprimo

Io sono, quindi mi esprimo, quindi dico, esterno, rompo.
Caro Marco, oggi è finita l'era in cui tu mi zittivi. Nessuno oserà farlo mai più. Non ci sarà amore o amicizia o legame che mi chiuderà la bocca. E sai qual è la cosa più bella? Che ora non ho più paura.

Aggiornamento del 24 Giugno 2009: balle, ho chiuso di nuovo la bocca dalla paura!!

sabato 6 giugno 2009

Addio Unghierosse

E così le ho detto addio. E' stato veloce e indolore: un discorsetto piccolo e deciso e una firma sotto una sfilza di note prestampate.
Zac e via.
Lievissimamente, come una farfalla, le ho detto che non mi sento a mio agio con lei. Ho bisogno di aprirmi e non di chiudermi. Lei chiude, almeno chiude me. Lei nasconde e fa nascondere me. Non ha battuto ciglio, era tardi, aveva fame. C'era da fare la spesa, cucinare e tante altre cose, boh.
Aveva un boccolo sfasato e lo portava male, quindi non sa gestire le cose che non vengono bene, non sa immergersi nei piccoli difetti e farne un pregio. Se avessi avuto io quel boccolo, me lo sarei ciucciato tutto il giorno, altro che nasconderlo.

P.S.: mamma è a casa, sta bene e aspettiamo i risultati della tiroide.

martedì 2 giugno 2009

Mamma con l'aritmia e io con l'affetto piatto

Mamma è ricoverata all'ospedale per un malore. Mio padre mi ha detto che è quasi svenuta a tavola; poi si è subito ripresa, ma continuava a dire di sentire un fastidio insopportabile al petto. L'hanno ricoverata e attaccata a una flebo, perché ha una fibrillazione atriale e sperano che il ritmo ritorni normale nelle prossime 48 ore, altrimenti dovranno sottoporla a "1,2, 3 libera!" sotto anestesia. Le hanno già fatto un' ecografia al cuore e tutte le analisi del sangue: sembra andare tutto bene. Giovedì le faranno l'angiografia e poi si vedrà. L'unica cosa che va male è la pressione alta: non scende sotto i 170.
Mio padre è spaventatissimo, mia madre si preoccupa di non dire niente a mio fratello, io sono molto preoccupata e, oramai, ho la lingua sempre imbevuta nel lexotan. Vorrei piangere, ma non mi viene proprio. Non so che mi succede, ma non mi viene quella forma di tristezza o di paura che stimola le lacrime. Niente. Niente di niente. Sono solo, semplicemente, preoccupata. Tutto qua.
Ieri, guardandola e parlandole, non la percepivo come madre, ma come una zia. Hai presente quelle zie a cui vuoi bene, ma non più di tanto, perché l'avrai vista una decina di volte in tutto? Ecco, io sentivo quell'affetto così, mezzo sciapito.
Ho ansia solo per mio fratello. L'ordine materno è non dirgli niente, perché se lo sapesse, mollerebbe tutto e verrebbe qui e, questo, non si può fare, quindi io che ci parlo tre notti a settimana su messenger, devo recitare, mentire, far l'allegra, quando avrei voglia di sfogarmi.
Sempre ieri, poi, nell'ultima mezz'ora di orario visite mi sono beccata anche la compagnia di Marco. Tutto bene: io tranquilla e lui anche. Abbiamo anche parlato e sorriso un po'. Roba di altri tempi, insomma. Mi voleva riaccompagnare a casa, pensando io fossi venuta in treno. Che gentile! Ci mancava anche un viaggetto di un'ora con lui e avrei fatto tombola. Come minimo mi sarebbe venuta la bava alla bocca dalla tensione: io e lui, da soli? No, non si può più: degenariamo.
P.S.: ho appena ricevuto la telefonata di mio padre: l'aritmia è sparita e la pressione scesa. Bene. Ora mi farò una dormita.